domenica 25 marzo 2012

Pianelle, babbucce e zoccoli d'oro...




Le altre scarpe di Cenerentola





La scarpa più famosa è senz’altro la scarpetta di vetro di Cenerentola, chi non ha mai voluto indossarla, chi non ha mai desiderato una stupenda, perfetta calzatura di cristallo posta su un cuscino e indossata con l’aiuto di uno splendido, bellissimo intelligentissimo principe azzurro? 
Ma questa è solo una delle tantissime scarpe consumate da Cenerentola nei suoi viaggi per il mondo, perché non c'è una sola storia di Cenerentola, ce ne sono ben 345, quasi una per ogni giorno dell’anno. Sicuramente la più famosa  è la scarpetta di vetro francese descritta da Charles Perrault nel I696 e pubblicata a Parigi alla corte di re Luigi XIV. Anche il grande Walt Disney nel suo film a cartoni animati uscito nel 1950, usa la famosa storia della Cenerentola francese dove la nostra eroina non può recarsi al ballo del principe perché la matrigna gliel'ha proibito. Interviene un aiutante magico, una fata, che le lascia in dono un vestito nuovo e delle scarpette. Così può andare alla festa ma, prima dello scoccare della mezzanotte, dovrà tornare a casa. La nostra eroina fugge precipitosamente dalle scale perdendo la scarpetta, il principe la trova e manda i suoi aiutanti in lungo e in largo per il mondo a cercare la ragazza che potrà calzare quell’oggetto meraviglioso e diventare quindi sua moglie.
Ebbene non per tutti i fatti si svolsero a quel modo.
In Scozia, per esempio, c'è una pecora che aiuta Cenerentola, in India e in Bosnia c'è una mucca, in lraq, in Cina e in Vietnam c'è un pesce, e a Napoli c'è una palma di datteri.

Ma non cambiano solo gli aiutanti di Cenerentola, cambiano soprattutto le sue scarpe.

 
Nella Cenerentola tedesca, scritta dai Fratelli Grimm e pubblicata nel 1812, la scarpetta non è di vetro, ma dorata e la protagonista non la perde per distrazione ma solo perché l’astuto principe ha cosparso di pece la scalinata. Ella, non deve certo rientrare a casa prima della mezzanotte, Cenerentola tedesca non ha orario. Anche il principe si dimostra attivo, determinato e sicuro di se, andando di persona nelle case a far provare la scarpetta alle fanciulle. Non parliamo poi della matrigna; essa convince la figlie a tagliarsi una parte del piede per riuscire ad indossare la calzatura.
Ma la prima versione di Cenerentola comparsa in Europa non è né francese, né tedesca, bensì italiana, anzi napoletana. Cenerentola si chiama Zezolla, detta anche Gatta Cenerentola. La storia fu scritta e pubblicata da Gianbattista Basile nel libro “Lo Cunto de li Cunti, ovvero Lo trattenimento de lo Piccirille”, noto anche come il Pentamerone (un libro che conteneva 50 fiabe). Siamo nell’anno 1634, alla corte del re di Napoli e nonostante il titolo indichi un pubblico infantile, queste fiabe erano solite essere rivolte ad un pubblico prevalentemente adulto, di corte e maschile.
La calzatura perduta alla festa dalla Cenerentola napoletana è una Pianella, una specie di zoccolo che veniva calzato come sovra scarpa ed aveva un’altissima zeppa di legno. La statura di chi le calzava poteva aumentare anche di un palmo e mezzo.  
Il servitore, che non riuscì a raggiungere la carrozza sulla quale era salita Zezolla, raccolse la pianella da terra e la portò al Re. E lui, presala in mano disse “Se le fondamenta sono così belle chissà come sarà la casa?". E così si mise a cercarla.
Solo le donne più audaci potevano permettersi di andare in giro con queste scarpe così alte, quasi degli zatteroni, anzi dei veri e propri  trampoli! Anche a Venezia erano di gran moda in quel tempo e si chiamavano Copine.
Ma Ia più antica di tutte le Cenerentole, la sorella maggiore di tutte le fanciulle, colei che aveva i piedi più piccoli del regno, è quasi certamente nata in Cina.
L’ esaltazione della piccolezza del piede femminile su cui è incentrata la storia di Cenerentola è stata collegata alla consuetudine praticata dalle classi alte in Cina, di fasciare strettamente fin dall’infanzia i piedi alle donne.
In Cina il piede piccolo, detto “giglio d’oro”, era considerato simbolo di bellezza
La più antica versione di Cenerentola, tra quelle conosciute, venne redatta da un dotto
funzionario cinese che si chiamava Tuang Ch'eng-Shih (che l’aveva sentita raccontare da uno dei suoi servi), vissuto nell’ottocento dopo Cristo, quasi 90O anni prima che facesse i primi passi la Cenerentola francese dalle scarpette di vetro. La Cenerentola cinese, la fanciulla che aveva i piedi più piccoli del regno, si reca alla festa della grande grotta con un vestito di penne di piume di Martin Pescatore e un paio di sandali doro. Sono i doni che le aveva lasciato il pesce, il suo aiutante magico.
Anche la Cenerentola del Vietnam porta dei sandali, così come la Cenicienta del Perù, la Cenerentola dei Balcani invece porta delle babbucce, quella araba degli zoccoli d’oro, la Cenerentola del Tibet degli stivaletti di pelliccia, la Cenerentola della Sardegna, che di nome fa Ottighitta, cioè sugherina, le indossa di sughero.
E viene da chiedersi, che scarpe portava la Cenerentola americana, soprannominata “bigfoot” che non veniva mai invitata al ballo a causa dei suoi piedi enormi. La sua incredibile fata protettrice le comprò delle gigantesche scarpe da ginnastica di cristallo, gommate, bicolori e catarifrangenti, misura 45 o 54 non ricordo bene…da quel giorno vagò felice e contenta per i quartieri newyorkesi infischiandosene degli inviti a quei balli che d’un tratto erano diventati noiosi e monotoni e assolutamente non di moda.
Perché miei cari, per chi non lo avesse ancora capito, per rendere felice davvero una donna non ci vogliono rose rosse, bouquet di mammole, o profumatissimi mazzi di fiori candidi e stupendi, ma mazzi di scarpe. Questo signori è il vero, unico, implacabile desiderio inconfessabile di ogni femmina (L. Littizzetto). “


Liberamente tratto da "Le altre Cenerentole, il giro del mondo in 80 scarpe" ed. Sinnos

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