Le
altre scarpe di Cenerentola
“La scarpa più famosa è senz’altro la
scarpetta di vetro di Cenerentola, chi non ha mai voluto indossarla, chi non ha
mai desiderato una stupenda, perfetta calzatura di cristallo posta su un cuscino
e indossata con l’aiuto di uno splendido, bellissimo intelligentissimo principe
azzurro?
Ma questa è solo una delle tantissime scarpe consumate da Cenerentola
nei suoi viaggi per il mondo, perché non c'è una sola storia di Cenerentola, ce
ne sono ben 345, quasi una per ogni giorno dell’anno. Sicuramente la più famosa
è la scarpetta di vetro francese descritta
da Charles Perrault nel I696 e pubblicata a Parigi alla corte di re Luigi XIV.
Anche il grande Walt Disney nel suo film a cartoni animati uscito nel 1950, usa
la famosa storia della Cenerentola francese dove la nostra eroina non può
recarsi al ballo del principe perché la matrigna gliel'ha proibito. Interviene
un aiutante magico, una fata, che le lascia in dono un vestito nuovo e delle
scarpette. Così può andare alla festa ma, prima dello scoccare della mezzanotte, dovrà tornare a casa. La
nostra eroina fugge precipitosamente dalle scale perdendo la scarpetta, il
principe la trova e manda i suoi aiutanti in lungo e in largo per il mondo a
cercare la ragazza che potrà calzare quell’oggetto meraviglioso e diventare
quindi sua moglie.
Ebbene non per tutti i fatti si
svolsero a quel modo.
In Scozia, per esempio, c'è una
pecora che aiuta Cenerentola, in India e in Bosnia c'è una mucca, in lraq, in
Cina e in Vietnam c'è un pesce, e a Napoli c'è una palma di datteri.
Ma non cambiano solo gli aiutanti di
Cenerentola, cambiano soprattutto le sue scarpe.
Nella Cenerentola tedesca, scritta
dai Fratelli Grimm e pubblicata nel 1812, la scarpetta non è di vetro, ma
dorata e la protagonista non la perde per distrazione ma solo perché l’astuto
principe ha cosparso di pece la scalinata. Ella, non deve certo rientrare a casa
prima della mezzanotte, Cenerentola tedesca non ha orario. Anche il principe si
dimostra attivo, determinato e sicuro di se, andando di persona nelle case a far
provare la scarpetta alle fanciulle. Non parliamo poi della matrigna; essa
convince la figlie a tagliarsi una parte del piede per riuscire ad indossare la
calzatura.
Ma la prima versione di Cenerentola
comparsa in Europa non è né francese, né tedesca, bensì italiana, anzi
napoletana. Cenerentola si chiama Zezolla, detta anche Gatta Cenerentola. La storia fu scritta e pubblicata da
Gianbattista Basile nel libro “Lo Cunto
de li Cunti, ovvero Lo trattenimento de lo Piccirille”, noto anche come il Pentamerone (un libro che conteneva 50
fiabe). Siamo nell’anno 1634, alla corte del re di Napoli e nonostante il
titolo indichi un pubblico infantile, queste fiabe erano solite essere rivolte
ad un pubblico prevalentemente adulto, di corte e maschile.
La calzatura perduta alla festa
dalla Cenerentola napoletana è una Pianella, una specie di zoccolo che veniva
calzato come sovra scarpa ed aveva un’altissima zeppa di legno. La statura di
chi le calzava poteva aumentare anche di un palmo e mezzo.
Il servitore, che non riuscì a
raggiungere la carrozza sulla quale era salita Zezolla, raccolse la pianella da
terra e la portò al Re. E lui, presala in mano disse “Se le fondamenta sono
così belle chissà come sarà la casa?". E così si mise a cercarla.
Solo le donne più audaci potevano
permettersi di andare in giro con queste scarpe così alte, quasi degli
zatteroni, anzi dei veri e propri trampoli!
Anche a Venezia erano di gran moda in quel tempo e si chiamavano Copine.
Ma Ia più antica di tutte le
Cenerentole, la sorella maggiore di tutte le fanciulle, colei che aveva i piedi
più piccoli del regno, è quasi certamente nata in Cina.
L’ esaltazione della piccolezza del
piede femminile su cui è incentrata la storia di Cenerentola è stata collegata
alla consuetudine praticata dalle classi alte in Cina, di fasciare strettamente
fin dall’infanzia i piedi alle donne.
In Cina il piede piccolo, detto
“giglio d’oro”, era considerato simbolo di bellezza
La più antica versione di
Cenerentola, tra quelle conosciute, venne redatta da un dotto
funzionario cinese che si chiamava
Tuang Ch'eng-Shih (che l’aveva sentita raccontare da uno dei suoi servi),
vissuto nell’ottocento dopo Cristo, quasi 90O anni prima che facesse i primi
passi la Cenerentola francese dalle scarpette di vetro. La Cenerentola cinese,
la fanciulla che aveva i piedi più piccoli del regno, si reca alla festa della
grande grotta con un vestito di penne di piume di Martin Pescatore e un paio di
sandali doro. Sono i doni che le aveva lasciato il pesce, il suo aiutante magico.
Anche la Cenerentola del Vietnam
porta dei sandali, così come la Cenicienta
del Perù, la Cenerentola dei Balcani invece porta delle babbucce, quella araba
degli zoccoli d’oro, la Cenerentola del Tibet degli stivaletti di pelliccia, la
Cenerentola della Sardegna, che di nome fa Ottighitta, cioè sugherina, le
indossa di sughero.
E viene da chiedersi, che scarpe
portava la Cenerentola americana, soprannominata “bigfoot” che non veniva mai
invitata al ballo a causa dei suoi piedi enormi. La sua incredibile fata
protettrice le comprò delle gigantesche scarpe da ginnastica di cristallo,
gommate, bicolori e catarifrangenti, misura 45 o 54 non ricordo bene…da quel
giorno vagò felice e contenta per i quartieri newyorkesi infischiandosene degli
inviti a quei balli che d’un tratto erano diventati noiosi e monotoni e assolutamente non di moda.
Perché miei cari, per chi non lo
avesse ancora capito, per rendere felice davvero una donna non ci vogliono rose
rosse, bouquet di mammole, o profumatissimi mazzi di fiori candidi e stupendi, ma
mazzi di scarpe. Questo signori è il vero, unico, implacabile desiderio inconfessabile
di ogni femmina (L. Littizzetto). “
Liberamente tratto da "Le altre Cenerentole, il giro del mondo in 80 scarpe" ed. Sinnos